Il rosso, il verde e il bianco: quando il territorio prevale
No, non stiamo alludendo ai colori della bandiera nazionale, ma alle suggestioni cromatiche cui rimandavano i vini che abbiamo assaggiato martedì 26 febbraio al Gran Can RistorArte Wine Hotel di Pedemonte (VR), nel corso della serata "Vini Uomini Terre". Sul tavolo sono sfilati ben 9 vini diversi, di 5 annate, provenienti dalle due zone della Valpolicella: l'Ovest (Marano) e l'Est (Mezzane). Sei le aziende che hanno contribuito alla disamina di queste aree, più simili di quel può sembrare: Antolini, Ca' la Bionda, Novaia, Terre di Leone e Corte Fornaledo di Marano, Tenuta Sant'Antonio e Latium per Mezzane.
Cos'hanno in comune queste valli, divise geograficamente e culturalmente (ma è una mentalità in via di estinzione e superata dai fatti)? Il calcare presente in molti terreni. Una certa componente vulcanica. Uvaggi fatti di sole uve autoctone, sia pure in percentuali diverse. Una padronanza più o meno accentuata della tecnica dell'appassimento nelle sue varianti (sovramaturazioni, appassimenti più o meno lunghi, uso di legni di capacità ed essenze differenti...).
Personalmente, mi è parso che la serata abbia messo in risalto come il fattore annata, in certi contesti ambientali, scivoli in secondo piano, lasciando le luci della ribalta al fattore territorio. Chi conosce bene la Valpolicella storica sa come, tra le sue valli tutte diverse, quella di Marano riesca a marcare i suoi vini più delle altre, al punto che perfino in una degustazione alla cieca come quella che abbiamo fatto (presentando i vini senza prima rivelare i produttori) era possibile individuare i vini di Marano. Una certa freschezza balsamica, unite ad una struttura snella ed una discreta,sobria eleganza erano i tratti i comuni dei Valpolicella Superiore e Ripasso di Novaia e Corte Fornaledo, mentre i Valpolicella Classici 2010 e 2011 di Antolini hanno rivelato una bella freschezza di frutto, più pronta nel 2011, ancora un po' scura nel 2010. Una bella speziatura di pepe nero anche per il più corposo Valpolicella Superiore "Nanfrè" 2010 di Tenuta Sant'Antonio, mentre il suo conterraneo Valpolicella Superiore "Campo i Prognai" 2009 di Latium di Mezzane si è imposto soprattutto per la rotondità piena al gusto, oltre che per i bei profumi di frutta rossa di rovo.
Con il procedere della cena, il discorso dei vini si faceva sempre più interessante; sugli Amarone, il confronto tra le valli è stato portato avanti in maniera...regale. Da un lato infatti, il Re Pazzo 2009 di Terre di Leone ha sfoderato una tattilità sorprendente - sembrava di masticare dei chicchi di uva sultanina - , dall'altro l'Amarone Selezione Castagnedi 2009, dalla struttura importante ma proporzionata, sfoggiava il tipico boero: una ciliegia sotto spirito rivestita di cioccolata. Ultimo raffronto, il Recioto. Il "Vigneto Tordare"2008 di Ca' La Bionda - tradizionale nel gusto, misurato negli zuccheri, con una vena di sensazione gessosa caratteristica della sua zona - e, ancora, quello di Tenuta Sant'Antonio, "Argille Bianche"2006, pieno, rotondo e cremoso. Il primo, un dolce anche da salumi, il secondo da fine pasto con dessert o da conversazione. Ai vini hanno fatto magnificamente compagnia le bruschette con l'olio evo della Valpolicella di Corte Fornaledo, lasagne ripiene, petto d'anatra al miele con verdure, e crespelle alla crema.