Il Recioto della Valpolicella, il re che c'era
Il Recioto della Valpolicella sta diventando un vino sempre più raro. Molti produttori hanno smesso di farlo, e anche tra quelli che ancora lo producono non è facile trovarne di davvero buoni. Perchè questo è un vino viscerale: per essere buono deve innanzitutto piacere a chi lo fa. Solo una forte, radicata passione personale, infatti, giustifica l’impegno, il rischio, il lavoro e il costo di questo vino che ti costringe a tenere sotto stretto e costante controllo le lunghe settimane d’appassimento, e poi a sorvegliarne giorno e notte la fermentazione, cercando ogni volta di centrare quel precarissimo equilibrio tra zuccheri-acidità-alcol-tannini che ogni annata propone in quantità e qualità diverse. Da un punto di vista legale, in Italia solo tre vini dolci da uve appassite possono fregiarsi per legge dell’etichetta Recioto; il rosso della Valpolicella, e i bianchi di Soave e di Gambellara, a dimostrazione di quanto particolare e a tratti esclusiva sia la tecnica di produzione di questo vino.
Il quale non è semplicemente un prodotto da uve appassite e fermentazione interrotta, ma un vino poliedrico che può esprimersi in maniere molto diverse, al punto da arrivare ad accontentare perfino chi dice di amare poco o nulla i vini (cosiddetti) dolci. L’ultima degustazione con cena di Terroir Amarone (stagione 2011-2012) alla Trattoria dalla Rosa Alda è riuscita ad offrire un saggio efficace proprio di questa versatilità, che ha figurato benissimo perfino in tavola. Grazie alla collaborazione dei produttori, presenti quasi in toto, sono sfilati sulle tavole dei quasi cinquanta commensali* ben 10 diversi Recioto, significativi di 6 tipologie.
L’apertura è stata affidata al Recioto Spumante della Cantina di Negrar: discreto nei profumi e di una dolcezza misurata al gusto, ha accompagnato alla perfezione l’antipasto di crostini con formaggi caprini e gelatina di ciliegie, e gli amaretti pastellati. Insieme a questo, il Recioto Selũn Fiori del Paste 2011 (Recioto da sagra) di Luigi Marconi, medaglia d’argento al concorso enologico del Palio del Recioto di Negrar 2012 ha sfoderato profumi freschi e ciliegiosi.
Il risotto con le erbette e i fiori di zucchina ha introdotto la serie dei Recioto tradizionali, ovvero quelli affinati in acciaio: dai profumi sottili di ciliegia sotto spirito e la struttura snella, tipica dei vini della Valle di Marano i Recioto di Corte Fornaledo e Luigi Aldrighetti (entrambi annata 2009), mentre più speziato, sempre molto elegante e mai eccessivo, con sentori di prugna, noci e fichi secchi il Recioto di Antolini (annata 2005). A questi ha fatto seguito seguito il Reciotodell’azienda Secondo Marco (2009), affinato in legno “rigenerato”; profumi di piccoli frutti rossi stramaturi e zuccheri sotto controllo per un vino dolce che non vuol strafare. Sorprendente, molto diverso da tutti, volontariamente eccessivo nei profumi floreali (che nulla avevano da invidiare a quelli del... moscato rosa) così come nel gusto e negli zuccheri, il Recioto della Valpolicella L'Eremita di Ca’ Rugate 2009: unico Recioto della Valpolicella Doc, è un vino sontuoso, difficile da abbinare perchè molto ricco, ma anche molto intrigante.
Questi vini hanno accompagnato un secondo piatto composto da un delicato filetto di maiale con salsa al vino rosso, pere e mousse di sedano di Verona.
Gran finale con tre tipologie tra il raro e l’introvabile: due Recioto Amandorlato e un liquoroso.
La versione più generosa - perchè in bottiglia da 750 cl e non da 500... - è stata quella di Leonardo Cecchini: il suo Amandorlato 2007 fa coppia da sempre con la pissota, la tipica focaccia della Trattoria: un Recioto che sa di uva passa e viole. Vino signorilel’Amando, ultima creazione della Cantina di Negrar, contraddistinto da profumi di frutta rossa sotto spirito, prugne, cioccolato amaro e frutta secca assortita. In chiusura, il Fortificato dell’azienda Campagnola: un Recioto alcolizzato con brandy che profuma di fichi secchi e cacao.
Un vino completo, perfetto per la chiusura di una cena, per le chiacchiere tra amici o anche solo per la compagnia... di se stessi.
(*) chi dice che il vino dolce non interessa più a nessuno, mente.